Seminario
Roma 27 gennaio 2007 Organizzato da Archivia
Appunti dal seminario
I momenti di incontro tra generazioni politiche diverse del femminismo corrono spesso il rischio di risolversi nel mancato riconoscimento reciproco. L’interesse e la novità del seminario “A partire da…Letture d’archivio e testimonianze sulle lotte di liberazione delle donne a partire dal corpo/identità di genere”, che si è tenuto sabato 27 gennaio alla Casa Internazionale delle donne di Roma, risiede proprio nel percorso, durato un anno, che ha portato alla sua costruzione.
La giornata del 27 è nata da una serie di incontri che si sono svolti nella sede di Archivia, presso la Casa Internazionale, tra gruppi di femministe e lesbiche della capitale – il collettivo femminista OttomilaFibre, il collettivo lesbico femminista ConnettiVe, un gruppo in cui sono confluite alcune donne del Gruppo donne CSOA Ex Snia Viscosa e dell’Assemblea femminista di via dei Volsci 22 – chiamati a confrontarsi con alcuni documenti prodotti durante gli anni ’70 (e ‘80) a partire dai propri percorsi e pratiche politiche. «La trasformazione culturale prodotta dal femminismo nel Novecento – si legge nel documento di convocazione del seminario – sollecita la rilettura di documenti e testimonianze degli archivi delle donne, non per dettare i canoni di una cultura in parte invalidata dall’attuale situazione storico/culturale, piuttosto per conoscere le
modalità dei percorsi che hanno messo in moto gli spostamenti: non siamo partite dalla rivendicazione di diritti e di leggi per mettere in discussione la società patriarcale che li prevede, per riprodursi, nella sua evoluzione lineare; siamo partite dal corpo, dalla sessualità passando per
le leggi come mediazione necessaria, parziale, sempre discutibile (…)». Da dove partono le femministe e le lesbiche che fanno politica oggi? La sessualità e il corpo sono temi ancora al centro della riflessione politica? A partire da queste domande si è sviluppato un confronto che ha portato alla formulazione di nuovi interrogativi e riflessioni che sono confluiti nelle tre relazioni che i gruppi hanno prodotto per il seminario e sulla base delle quali si sono confrontati con alcune femministe della generazione politica che ha scritto i documenti d’archivio esaminati.
Il collettivo OttomilaFibre ha realizzato una serie di interviste, alcune svolte di persona altre tramite un questionario inviato in rete, a donne biologiche (lesbiche, bisessuali, etero) ed a persone trans FtM, MtF, transgender, queer (lesbiche bisessuali, etero) su sessualità, rapporto con il corpo e desiderio. I risultati di questo lavoro sono stati discussi, approfonditi, smontati e rimontati, sviscerati attraverso l’autocoscienza, che il collettivo pratica, per poi confluire in una relazione dal titolo “Sessualità: voci ed esperienze a confronto”. Il gruppo ha proposto numerosi interrogativi e spunti di riflessione sulla costruzione del desiderio, sul ruolo, sull’identità di genere, su potere e compiacenza nella sessualità.
Il collettivo lesbico femminista ConnettiVe ha indagato, nella propria relazione, la necessità per il femminismo di agire fino in fondo la propria radicalità attraverso un discorso che metta al centro la costruzione della soggettività (autonoma e altra). «Il femminismo – si legge nella relazione dal titolo “L’assenza di un discorso” – sarebbe stata una rivoluzione più efficace se, oltre alle fondamentali pratiche attuate, si fosse dato adito al coraggio di una rinominazione delle comuni esperienze femminili in chiave femminista e a nuove teorizzazioni dei soggetti LESBICA e DONNA e della loro formazione. (…) il femminismo come “movimento critico di cambiamento” deve porre i termini del discorso in maniera radicalmente diversa da quelli posti dal patriarcato, cercando il cambiamento non verso l’esterno, ma attuarlo dal suo interno attraverso pratiche di decostruzione e ridefinizione della soggettività.».
Il gruppo di donne provenienti dal CSOA Ex Snia e dall’Assemblea femminista di via dei Volsci 22 (del quale fa parte chi scrive..) ha concentrato la propria riflessione sulla difficoltà, abbastanza generalizzata tra i gruppi femministi, a parlare di sessualità partendo da un confronto di esperienze e dalla concretezza dei corpi, nonché sulla tendenza a mantenersi su posizione difensive rispetto all’esistente. Questa situazione è provocata tanto dalla difficoltà a nominare conflitti e contraddizioni delle proprie vite e relazioni affettive, specialmente in un contesto caratterizzato dalla scomparsa di un movimento femminista diffuso e visibile, quanto dal mutamento della società, che ad una negazione del corpo e della sessualità femminile ha sostituito una sovraesposizione di entrambe e più insidiosi meccanismi di introiezione della norma.
Uno dei fili conduttori che hanno legato le relazioni è stato il problema della trasmissione dei saperi da una generazione politica all’altra. L’assenza/necessità di una comunità/collettività di femministe e lesbiche è stata al centro anche di alcuni degli interventi delle “invitate” (Lea Melandri, Luciana Percovich, Cloti Ricciardi, Margherita Giacobino e Annalisa Marino in veste di coordinatrice). Gli spunti di riflessione nati dalla discussione sono stati numerosi: dalla necessità di ripartire dalla narrazione di sé, dall’esperienza e dalla valorizzazione delle contraddizioni a quella di svelare alcuni dei nuovi tabù quali la “mendicità affettiva” ed il bisogno di fusione ed il potere garantito dal ruolo; l’importanza di continuare a tenere presente il significato più ampio della parola sessualità, non riducibile al rapporto sessuale; la necessità di nominare il dolore e la sconfitta, tanto nell’esperienza esistenziale che in quella politica.
Olivia Fiorilli