Notizie storiche sul luogo
Quello che l’Ottocento ha nominato Buon Pastore e oggi è la Casa Internazionale delle Donne, nasce nel 1615 come primo reclusorio femminile laico carmelitano dello Stato della Chiesa, denominato Ospizio della S. Croce per Pentite. Vi entravano ex prostitute, adultere, madri nubili, donne con disagi, malmaritate o donne non in regola con gli obblighi religiosi.
Alcuni reclusori (i Conservatori) erano per le pericolanti, (bambine di famiglie sospette di immoralità o eresia, o orfane o vagabonde) talvolta messe nei Rifugi, come alla Lungara. Nell’Ospizio, le Pentite si mantenevano poveramente, cucendo, coltivando l’orto e il frutteto, ricevendo elemosine e piccole doti d’ingresso.
Nella seconda metà del Seicento l’Ospizio diventò il Monastero della S. Croce, prima fondazione del nuovo ordine delle Agostiniane Convertite Riformate o Oblate della Penitenza. Le Oblate vivevano un’esperienza di stampo teresiano e le loro educande vivevano in silenzio e in preghiera, catechizzate, alfabetizzate e addestrate nei lavori di cura o lavori donneschi. Una situazione immutata per tutto il Settecento.
Ridotte a pochissime, nel 1802 le Oblate misero il Monastero a disposizione del Collegio dei Parroci, che v’internò, a suo criterio, adulte e bambine dirette, con criteri volontaristici, da un Patronato di Dame.
Nel 1838, il Cardinal Vicario Carlo Odescalchi affidò la gestione all’ordine vandeano “Nostra Signora della Carità del Buon Pastore”. L’ingresso delle suore francesi avviò un profondo cambiamento nell’organizzazione del carcere monastero, diventato Monastero del Buon Pastore e reclusorio del Tribunale del Cardinal Vicario e, nel 1854, con l’ampliamento dell’edificio, carcere statale dove si scontavano ergastoli e lavori forzati. Entrarono nelle sue celle recluse di altri carceri femminili, patriote e filosofe perseguitate per le loro idee, suore di cui gli ordini volevano liberarsi e donne in transito verso o da il manicomio.
Nel 1895 il Regno d’Italia trasferì il carcere statale a Regina Coeli e affidò la gestione della struttura (diventata un Riformatorio femminile e abitata solo nell’ala secentesca) a una serie di Opere Pie che proseguirono l’operato delle suore. Il Riformatorio monarchico diventò, con la Repubblica, un Osservatorio minorile (Osm), mentre la vendita dell’edificio al Comune di Roma (1941) da parte dell’Opera Pia, si concluse con varie cause legali nel 1983. Quello stesso anno, l’edificio fu assegnato “a finalità sociali, con particolare riguardo alla cittadinanza femminile” e destinato dal Comune, in parte, al Centro Femminista Separatista, costituito da dieci Associazioni e gruppi che in cambio lasciarono la Casa della donna occupata di Via del Governo Vecchio.
Dopo l’occupazione del 1987 – da parte di gruppi e associazioni di donne – dell’ala seicentesca assegnata dal Comune all’Ente S. Croce alla Lungara e la lunga trattativa per il restauro e la destinazione dell’edificio all’associazionismo femminile, nel 2002 è stata finalmente inaugurata la Casa Internazionale delle donne nella quale ha sede Archivia.
Maria Paola Fiorensoli
Per saperne di più vedi La citta della Dea Perenna
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